domenica 22 novembre 2015

Metti che vado un attimo in Siberia (ovvero #dimmicosaleggi #diecilibri)

Peggio della Cavalleria rusticana, raccolgo l’invito fatto dai
ragazzi di LegendaLetteraria e mi unisco anch’io all’hashtag (sì, davanti alla acca ci vuole l’apostrofo, ho controllato sul sito della Crusca) #dimmicosaleggi e #diecilibri.
Giustamente vi starete chiedendo di cosa stiamo parlando. 
Inizialmente avevo capito che dovevo buttare giù una lista di dieci persone che arei voluto mandare in Siberia, il che mi ha provocato non pochi disagi fra gli amici e in famiglia appena ho reso noti i nominativi. Poi, rileggendo meglio l’invito, ho scoperto l’arcano: dovevo immaginare di andare io in Siberia (ma come, con tutta la gente che ci sta da mandarci devo proprio andarci io?), rinchiuso in una specie di baita, ma senza il fastidio di avere tirolesi intorno che mettono alla prova le tue capacità agiografiche facendo dell’ottimo jodel dalla mattina alla sera. Cosa puoi fare in queste circostanze? Ti unisci alla famiglia di Educazione siberiana? Vai a crepare di mazzate sul cranio dei poveri e indifesi cuccioli di foca? Cavalchi spensierato l’orso polare di Putin?
Capite bene che i divertimenti in queste circostanze sono un po’ pochini, così – sempre nella finzione – sono costretto a portarmi 10 libri di cui proprio non farei a meno.
Sì, lo so che voi starete dicendo «Ma portati il biglietto per il ritorno», «Portati una stufa», «Portati il pisolone», «Portati Barbara D’Urso», «Portati la maglia di lana» (quest’ultima è suggerita da mia madre).
Oh, ma lo scopo dell’hashtag è quello di farmi nominare 10 libri. Per cui ecco la mia Siberian-glacial-c’ho-le-dita-dei-piedi-che-sembrano-calippi-frizz-top-ten:

  1. La Divina Commedia di Dante Alighieri. Che volete, ragioni affettive, culturali, il fatto che essendo bella lunga mi vale già tre libri…
  2. Opinioni di un clown di Heinrich Böll. Nonostante il titolo da filmone sovietico sottotitolato in cecoslovacco, è un libro che consiglio di leggere. Sì, pure a te che leggi il mio blog
  3. Bar sport di Stefano Benni. La prima volta che l’ho letto era in pubblico e la gente mi aveva preso per un imbecille perché ridevo da solo. Poi ho smesso di ridere ma non è che le cose sono cambiate tantissimo
  4. Fiesta di Ernest Hemingway. Lo porterei solo per una ragione: chi viaggia solitamente è tentato di scrivere e pubblicare i suoi pensieri. Ecco, leggendolo capirei che non posso arrivare al suo livello, per cui eviterei di ammorbare la gente con frasi tipo: «Gli ultimi sfavilli sanguigni zampillavano sull’infaticabile lavorio dei flutti» parlando dei 15 giorni che ho trascorso a Mondragone da zia Nunziatina
  5. Fight club di Chuck Palahniuk. Avete presente quando vi dicono che il libro è meglio del film?
  6. Il vangelo secondo Gesù Cristo di José Saramago. Il modo migliore per eliminare ogni tipo di conflitti e preconcetti di natura religiosa
  7. Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi. Per questo non ce l’ho una motivazione. È un capolavoro e basta
  8. Il cavaliere inesistente di Italo Calvino. Lo porterei per ricordarmi che in fondo posso pure vivere senza Facebook e social network in generale
  9. Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez. Per ricordarmi i bei tempi in cui esistevano anche Marquez simpatici che non facevano biscotti
  10. Una ballata del mare salato di Hugo Pratt. No, non lo chiamate “fumetto” che vengo a casa vostra a sostituirvi la carta igienica con quella moschicida


Arrivati a questo punto la leggenda vuole che passi la palla a qualcun altro, per cui eccovi le due blogger (serie, non come me) che coinvolgo in questo hashtag (effettivamente Catena di Sant’Antonio faceva un pochettino schifo come nome):

                                                    Appuntuario